Punti chiave
- La Macquarie University di Sydney sta considerando il taglio di alcuni programmi linguistici
- Il numero degli studenti interessati alle lingue in Australia è in calo
- Vari esponenti della comunità italiana d'Australia hanno espresso preoccupazione
Non sono poche le università del Paese che hanno drasticamente modificato, ridotto o addirittura rimosso molti programmi linguistici negli ultimi decenni.
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Sebbene l’italiano sia generalmente molto apprezzato in Australia, mantenere alta nel tempo la motivazione degli studenti e far quadrare i conti risulta sempre più complesso per molti istituti superiori.
In questi giorni i riflettori sono puntati sulla Macquarie University di Sydney, che sta prendendo in considerazione di eliminare cinque lingue dal suo programma didattico e l’italiano è tra queste. Le altre sono croato, tedesco, greco moderno e russo.
Un portavoce della Macquarie University sottolinea che ci si trova nelle fasi iniziali della consultazione e una decisione non è ancora stata presa.
Le discussioni esplorative stanno prendendo in considerazione nuove direzioni strategiche e si prevede che nel primo trimestre del 2024 avrà luogo un processo di consultazione approfondito e strutturato e verranno esaminate le preoccupazioni sollevate dagli studenti, dal personale e dai gruppi comunitari.
"In Australia abbiamo bisogno di ribadire che imparare o mantenere una lingua è un vantaggio e una ricchezza per il Paese", commenta Antonia Rubino, professoressa di italiano presso la Sydney University, ai microfoni di SBS Italian.
Fare statistiche su quanto lo studio dell'italiano sia effettivamente in calo non è semplice perchè, continua la Prof.essa Rubino, "la situazione varia da Stato a Stato".
"L'unico dato che è rappresentativo di questa tendenza è la percentuale di studenti che porta una lingua all'esame di maturità. Nel 2006 era il 14%, mentre nel 2021 è scesa al 9%. Bisogna considerare però che è salita al 22% nello Stato del Victoria", dichiara Rubino.
Preoccupazione per la possibile chiusura dei corsi d'italiano alla Macquarie è stata espressa anche dal Comites del NSW, che ha inviato una lettera all’università nella quale invita l’ateneo a fare valutazioni ampie e approfondite.
Al dibattito prende parte anche Concetta Cirigliano Perna che è stata professoressa di italiano proprio alla Macquarie per un ventennio e commenta: "vedo la proposta dell'università come una miopia culturale".
"Non si può ridurre tutto a un discorso economico. Apprendere una lingua è un veicolo prezioso per la comprensione di culture diverse dalla nostra", continua.
Joe Lo Bianco, professor emeritus in language and literacy all’univeristà di Melbourne, solleva la questione dei rischi legati all'intelligenza artificiale: "dobbiamo capire come utilizzare queste nuove tecnologie e preservare l'aspetto umano dell'insegnamento".
Andrea Righi, professore di studi europei e italiano alla Monash University di Melbourne, sottolinea che "c'è una tendenza che vede qualsiasi studio non immediatamente professionalizzante come un costo".
Infine Genevieve, una studentessa di italiano alla Macquarie, commenta: "spero di finire il mio diploma, ma mi spiace che future generazioni non potranno studiare l'italiano se verrà soppresso".