La politica israeliana è in subbuglio: ad agitare le acque è arrivato prima lo scandalo Bibileaks, la pubblicazione di documenti riservati sulle presunte strategie di Hamas sull’uso mediatico della questione degli ostaggi israeliani a Gaza dopo i fatti del 7 ottobre.
Il Premier Netanyahu, pur non essendo indagato, era nel mirino dei familiari delle persone che sono ancora in ostaggio di Hamas dal 7 ottobre scorso, che lo accusavano di aver usato la fuga di notizie per evitare l’intesa con Hamas, non consentendo quindi il rilascio degli ostaggi.
Nelle ultime ore, a queste polemiche si sono aggiunte quelle di migliaia di persone che criticano la decisione di Netanyahu di silurare il Ministro della Difesa Yoav Gallant. Al suo posto è stato nominato il Ministro degli Esteri, il super falco Israel Katz, che a sua volta verrà sostituito da Gideon Saar.
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Secondo il giornalista de Il Manifesto Michele Giorgio "dietro questa decisione non può esserci solo un problema di fiducia intaccata; c'è molto altro che bolle in pentola".
L'arruolamento degli ultraortodossi, voluto da Gallant ma non da Netanyahu è il vero pomo della discordiaMichele Giorgio
Tutto questo mentre in America si vota. C'è un nesso? "Non credo", afferma Giorgio. "Ma con Netanyahu niente si può escludere. Non è un segreto che Israele voglia Trump, quindi anche una lettura in quel senso non mi stupirebbe".

Manifesti pro-Trump per le strade di Tel Aviv. Source: EPA / ABIR SULTAN/EPA/AAP Image
"La decisione della Knesset di interrompere ogni rapporto con l'UNRWA va in questa direzione", sostiene Giorgio, "e la vita per centinaia di migliaia di persone potrebbe diventare presto ai limiti dell'impossibile".